Il Lecce e l’arbitro Proietti fermano la Reggina

Mister Maurizi vara una formazione che maggiormente si avvicina al 3-5-2 con Cucchietti tra i pali; Laezza, Ferrani e Gatti nella linea di difesa; Hadziosmanovic, Giuffrida, La Camera, Mezavilla, Armeno che agiscono sulla mediana per far filtro con gli esterni; Tulissi e Bianchimano formano il duo offensivo. In panchina siedono Licastro, Turrin, Fortunato, Provenzano, Auriletto, Marino, Sparacello, Bezziccheri, Sciamanna, Franchi, Condemi e Samb.

Liverani, tecnico dei salentini, manda in campo un 4-3-1-2 che prevede Perucchini a difesa dei pali; Lepore, Cosenza, Marino, Ciancio in difesa; Armellino, Arrigoni, Mancosu a centrocampo; Costa Ferreira; Saraniti, Di Piazza sulla linea avanzata. a disposizione di Liverani: Chironi, Vicino, Valeri, Magelaitis, Tabanelli, Caturano, Dubickas, Tsonev, Gambardella, Persano, Legittimo e Selasi.

Lunga fase di studio tra due squadre che intendono giocare palla a terra e con tocchetti sullo stretto per eludere le rispettive marcature in una mediana che pare il Grande Raccordo Anulare di Roma di una giornata feriale.

Dopo 11 minuti, il Lecce si porta in vantaggio grazie alla rete di Mancosu che sfrutta uno svarione difensivo della difesa amaranto. Dopo due minuti raddoppia Di Piazza ma l’arbitro fischia un sospetto fuori gioco dell’attaccante in tenuta completamente bianca. Al 16′ Bianchimano viene steso in area da Antonio Marino (uno dei tanti ex dell’incontro) ma l’arbitro fa cenno di proseguire. Nella successiva azione Mancosu impegna severamente il portiere di casa che manda miracolosamente sopra la traversa.

La Reggina soffre le proiezioni offensive dei salentini che in qualche modo vengono fermate dalla difesa ma l’impressione generale, ad ogni buon conto, è quella che la squadra di Agenore Maurizi non riesca a costruire azioni di un certo pericolo vuoi per la forza della difesa avversaria vuoi per le decisioni dubbie dell’arbitro che al 26′ nega un nuovo (e questa volta clamoroso) calcio di rigore per l’evidente tocco di mano di Cosenza in piena area. E sono già due in pochi minuti. Al 45′ grandissima occasione per la Reggina: un cross di La Camera dalla tre quarti viene inzuccato da Mezzavilla che manda a far la barba al palo destro difeso da Perucchini che non sarebbe potuto intervenire. Peccato, sarebbe venuto giù il Granillo sebbene semideserto nella giornata in cui maggiormente sarebbe servito l’appoggio del pubblico. Vuol dire che Reggio Calabria non crede al progetto-Praticó.

Nella ripresa, Reggina vicina al gol al 4′ con il solito Bianchimano che in acrobazia manda sopra la traversa un perfetto cross di La Camera. Lo stesso centrocampista di origini messinesi, all’ora di gioco, porge un pallone con il contagiri a Tulissi che spara in Curva Nord. La squadra di casa spinge ma non riesce a rendersi pericolosa in un secondo tempo in cui al 20′ presta al fianco ad un’iniziativa di Mancosu che manda a lato da buonissima posizione. Al 25′ bella azione sull’asse Bianchimano – Sparacello con quest’ultimi che, invece di tirare in porta al volo, non riesce a chiudere un secondo (e inutile) triangolo a pochi passi dal portiere ospite. Al 32′ Provenzano lancia Bianchimano che viene provvidenzialmente fermato dall’uscita del portiere avversario. Nell’occasione il centravanti amaranto si infortunia e chiede il cambio. A sei minuti dal 45, grandissima occasione della Reggina: Condemi, servito da Sparacello, tira verso la porta avversaria ma il pallone viene fermato sulla linea da Lepore con Perucchini fuori causa. Al 43′ grande caos in area ospite ma nessuno degli amaranto è in grado di battere a rete anche perché la sfera viene ribattuta con la mano da un difensore in maglia bianca. Altra occasione qualche secondo dopo con Gatti che colpisce di testa chiamando alla difficile parata Pelucchini. Altra amara sconfitta per la Reggina questa volta contro la prima della classe che ha vinto sfruttando poche occasioni ma tesaurizzando cinicamente quanto gli è stato possibile. La Reggina, ripetiamo, non ha sfigurato contro un Lecce chiaramente aiutato da un arbitro che non ha ravvisato la concessione di un evidente calcio di rigore. Adesso bisogna stare con le orecchie tese dalle parti di Pagani e Andria.