Amarcord di un tifoso
…“U rragù chi bugghj ra matina prestu, a passiata supr’o Corsu, l’aperitivu cull’amici, a mangiata ra duminica e poi ‘o campu”. Scusate l’uso del mio dialetto “rriggitanu” ovvero di Reggio Calabria, ma certe sensazioni vengono spontanee in dialetto e con lo stesso dialetto espresso. Perché solo così si riesce ad essere veri. A proposito della partita alla domenica…
Stranamente oggi ho voglia di ricordare. Voglio ricordare come Noi di Reggio nelle domeniche degli anni 70 e 80 vivevamo il cerimoniale di andare al vecchio Comunale per vedere le partite della Reggina.
Oggi ho quasi 60 anni e forse queste righe mi sono venute fuori legando una serie di ricordi che fanno parte di me, tifoso amaranto, dopo aver rivisto ieri sera su youtube un vecchio servizio della “Domenica Sportiva”: Reggina-Teramo 1-0 Serie C1 1977-1978.
Si, parto proprio da oggi: youtube, in cui possiamo rivivere il nostro glorioso passato che tanti non conoscono o non ricordano, ma che è parte di noi come segno di anzianità dei nostri colori, di Reggio Calabria e di una regione, la Calabria, in cui tutti hanno chi più chi meno due colori vivi nel cuore, una identità, una bandiera, una squadra e una città, presuntuosa, provinciale, caotica, a volte sporca, proiettata sempre a fantasticare, ma viva, affascinante, splendida; la NOSTRA.
Quarant’anni fa – più o meno – avevamo la radio e la TV, solo quelle. Pochi canali, pochi programmi, ma ogni giorno per noi erano una curiosità e una novità. Specialmente la domenica, in cui l’unico fine per i tifosi era vivere le partite, immaginarle e esultare scompostamente, con urla, squilli di clacson e applausi.
Il preparativo, appena alzato, era per la santa messa al San Domenico e poi il passeggio per Corso Garibaldi. Noi di Reggio Campi, di via Del Salvatore, eravamo lì uniti. Capannelli di gente davanti ai bar Poker, quello di Carmelo, Excelsior 2000, Salvatore, davanti il fotografo prima del “Cinema La Pergola” a vedere le foto dei Warriors delle partite precedenti.
Tutti con quei giubbotti invernali, con cappelli in testa e borselli sotto il braccio. Le donne con carrozzini e colli di visone. Noi bambini con l’album Panini e le “brioscie” in mano o con il Super Santos o il Super Tele o lo Yashin pronti per andare a giocare alla Villa Comunale, attenti a non colpire il trenino che passava.
Molto spesso era brutto tempo. Sì, prima d’inverno pioveva ma non faceva faceva freddo, e si usavano gli ombrelli non solo per il passeggio ma anche per andare allo stadio. Si attendevano le due e mezzo con tranquillità, senza pensare ad anticipi, a trasmissioni con opinionisti e giornalisti “Rileccati” o supermodelle novizie esperte di calcio, statistiche, filmati computerizzati, esisteva solo una famiglia competente: i CITRA. Il giovane Gianni su R.S.T. che dava spazio al grande Presidente Matacena, amico di papà, con in suo “Punto della Situazione”.
Che spettacolo!
Altro che anticipi delle 12,30! A quell’ora eravamo ancora in giro a Piazza Della Vittoria, mentre i palloncini scappavano in aria dalle mani dei più piccoli, con i go-carts presi d’assalto!!!! Verso le 13 si tornava a pranzo e a me ancora dopo 40 anni non mi calava e cala nulla.
Mia moglie sa qualcosa del mio “clima partita”. A quell’ora per Reggio non volava una mosca. Le famiglie erano tutte unite a casa e non in locali per aperitivi “pranzati” o locali chic. Al massimo si mangiava il pesce da “Pepè Pesce”, o “Da Santo” o alla “Capannina” per essere più’ vicino al vecchio “Comunale”. Fin qui il passato, ora vivo il momento al presente!
Ecco, ho finito di mangiare quel poco che sono riuscito a mandare giù, tra le minacce di mia mamma di non mandarmi alla partita con mio padre.
Sono pronto!
Prima di uscire, busta con mandarini ed il panino “ca murtadella”, occorre vestirmi! Non ho la sciarpetta, ancora si usava per i bambini, ma ho le bandiere fatte da mia nonna che ho ancora oggi. Sono imbacuccato per bene da mia madre: giubbotto verde, cappello amaranto da sci con sciarpa in tinta, stivaletti marroni con la zip!
Corro per le scale e scendiamo verso la 600 bianca di mio padre, con amici al seguito.
Ogni tanto agli angoli della strada c’è qualcuno che aspetta, sigaretta in bocca, radiolina alla mano e cuscino amaranto sotto il braccio. Si il cuscino amaranto: l’unico rimedio se ci si sedeva sui gradoni bagnati per non “llatriarsi” (bagnarsi) bene. Alternativa, il giornale, me che durava poco sotto l’acqua!
Ci avviciniamo sempre più e si inizia a sentire il frastuono della gente, e il battere dei tamburi della curva. Trenta minuti prima della partita già erano tutti dentro lo stadio a cantare e a preparare striscioni e fumogeni. Dai distinti fino alla “Sud” e alla “Curva Catania” potevi prendere le buste a terra dei coriandoli di carta dei giornali preparati prima da qualcuno, soprattutto le donne, che poi erano distribuite in curva. Io prendo la carta igienica che avevo imparato a srotolare bene.
Dico a mio padre: “Chi sono quelli che scavalcano? Sono quelli che fanno a botte , quelli che cantano e suonano i tamburi!”. Siamo in fila ai botteghini e c’è chi chiede la colletta per fare il biglietto. Tutti partecipano! E la fila è lunghissima! “Ora dammi la mano” mi dice papà. Entriamo e saliamo sull’anello superiore. Niente da fare, tutto pieno. Scendiamo allora, mentre la curva è piena di colori, fumo, urla e canti al ritmo dei tamburi!
La parlata rriggitana emerge allo scoperto: “dai figghju cantamu e battimu sti mani”, mentre passa sulla pista Ciccio Casciano con la sciarpetta in mano e due bandieroni dietro per il giro di campo. Lui dirige il tifo in quel momento!
Ci sediamo e il mio sguardo è per uno striscione in tribuna: Cuore Amaranto.
Non vi sono gabbie, tifosi ospiti, carabinieri, stewards, ma solo i tifosi e i “nocellari”. Niente tabellone luminoso, impianto stereo, musiche da battaglia, ma solo canti, tamburi, cornetti della varechina e una canzone che inizia così: “SUGLI SPALTI COMINCIA L’AVVENTURA….” Mi inorgoglisco, non solo perché tutto sta per avere inizio ma anche perché quell’inno lo ha fatto mio cugino Antonio l’anno prima (1977).
Stanno entrando. Tutti si alzano e vola di tutto in cielo: coriandoli, carta igienica srotolata, compresa la mia, tanto fumo dalla curva.
Le urla, le mani agitate dalle Amaranth Girls con il loro mega striscione sui distinti, le squadre!
Capelli lunghi, baffi e “cosce” pelose, in magliette di lana aderenti, scarpini neri e pantaloncini corti, ma veramente corti. La Reggina in amaranto con una linea bianca orizzontale proprio a fasciare il cuore, gli avversari in bianco e rosso. Poi i fotografi dietro le porte con gli sgabelli a sedere. I raccattapalle prendono posto. L’arbitro, libero da microfoni, orologi doppi con hi-tech, e colori vari. In nero, a lutto! Sta per fischiare! Tutti zitti come per ascoltare l’inizio di una messa, ecco!
E’ INIZIATA REGGINA-TERAMO!!!!!