A Catania la Reggina paga dazio per i soliti errori di Maurizi
Che la Reggina potesse perdere al Cibali contro il Catania era facilmente preventivabile viste le forze in campo e l’abissale differenza di classifica, così come prevedibile poteva risultare la sconfitta guardando la formazione amaranto mandata in campo dal proprio allenatore. Ciò posto, possiamo definire Catania-Reggina la gara dai tre volti.
La prima raffigura una Reggina balbettante, smarrita e quasi soggiogata dalla classe e dalla veemenza del Catania che colpisce subito – dopo appena 3 minuti di gioco – con Davis Curiale abile a ribadire in rete un pallone sbattuto sul palo di Cucchietti. Colpita a freddo, la squadra di Maurizi si disunisce e presta il fianco alle folate degli etnei che arrivano per primi su ogni pallone, che fanno girare la sfera a velocità incredibile e che sfiorano ripetutamente il raddoppio.
E passiamo al secondo volto offerto dalla banda di Maurizi, quello che fa rendere maggiormente conto delle assurdità commesse da un allenatore che appare sempre più andato (come suol dirsi) ”nel pallone”. Un nome a caso: Mezzavilla. Il centrocampista brasiliano era stato disegnato come un ottimo incontrista, uno che morde le caviglie agli avversari e che, quindi, non molla mai. Ebbene, nella nostra serie D si trovano giocatori di gran lunga superiori rispetto a questo calciatore che mostra tutta la sua mediocrità e tutti i suoi limiti tecnici. E proprio oggi, contro questo Catania, Adriano Mezzavilla ha palesato tutta la sua pochezza di fronte a Biagianti e company capaci di schiantare la Reggina in ogni reparto. E ancora: nella partita odierna ci sarebbe stato bisogno di estro, forza, furbizia e quindi di tantissima esperienza che né Fortunato né tanto meno Marino possono ancora avere. La vera Reggina, quella che avrebbe potuto contrastare questo Catania fin dalle prime battute, si è vista soltanto da quando Maurizi ha fatto scendere in campo Castiglia, Provenzano e Condemi capaci di fare la differenza e di creare scompiglio con una levatura tecnica ben superiore rispetto a quelli spediti sul terreno di gioco dal primo minuto. E poi ancora: perché togliere dal rettangolo di gioco un velocista come Tulissi per far posto ad uno staticissimo Sparacello? Perché non ha inserito gente come Giuffrida dal primo minuto?
E qui si deve parlare del terzo volto. Si, perché gli amaranto hanno cominciato a giocare nel momento in cui il Catania, pago del risultato, si è letteralmente seduto sugli allori, vivendo di rendita. Così non va, non può andare: dov’è il sangue agli occhi, dove sono gli attributi, dov’è lo spirito di sopravvivenza che quintuplica le forze? Queste sono domande da rivolgere a Mister Maurizi che, a proposito della gara persa con un Catania apparso tutt’altro che irresistibile, ha detto più o meno così: ”Nonostante avessimo messo paura al Catania, abbiamo preso un’altra sconfitta perché è mancata la tensione in difesa nei momenti chiavi. Il secondo gol del Catania (raddoppio di Davis Curiale al 50′ n.d.r) è scaturito da un nostro grossolano errore. Serve quindi maggiore attenzione in certe situazioni particolari ed una diversa gestione delle forze a metà campo. Giuffrida ha fatto una buona prova. Ora recuperiamo le forze e pensiamo a giovedì”. Mister Maurizi non ha ancora probabilmente compreso in quale situazione di classifica versi la sua squadra e non ha ancora presumibilmente capito che Giuffrida non può essere lasciato in panchina, che Sparacello non è da Reggina, che Tulissi è insostituibile, che non può prescindere da Provenzano, che Catiglia deve essere sempre in campo (anche con le stampelle), che Bianchimano avrebbe bisogno di almeno un turno di riposo. E in tutto questo ha perso di vista l’aspetto più importante: quello praticato dalla sua Reggina è l’emblema dell’anticalcio.