Una bruttissima Reggina esce dalla Coppa Italia ad opera delle “seconde linee” del Matera

 

Finisce per tre reti a due la sfida di Coppa Italia di Serie C che vedeva contrapposte Matera e Reggina. Nel corso dei primi 30 minuti è stata una partita vera e a tratti rude poi, grazie alla maggiore esperienza, i biancazzurri hanno abbassato i ritmi affossando le pur minime velleità dei giovani amaranto.

Maurizi lanciava dal primo minuto chi aveva pochissimo minutaggio nelle gambe mentre Auteri doveva utilizzare le cosiddette “seconde linee” causa i troppi infortuni di questi ultimi tempi. In virtù di ciò la Reggina scendeva in campo con Licastro tra i pali, Auriletto e Gatti centrali di difesa supportati da Tazza a destra e Solerio a sinistra. A centrocampo: Mezavilla play maker basso con Fortunato e Buzziccheri come esterni e Di Livio dieci metri più avanzato. In attacco Silenzi e Sparacello. Rispondeva Mister Auteri che mandava in campo una sorta di 4-3-3 con Tonti a protezione della porta, Buschiazzo, Scognamillo, Salandria e De Falco in difesa, Sernicola, Maimone e Battista a presidio della mediana mentre Dugandzic, Corado e Urso in attacco.

Il Matera passa al 10’. Maimone, penetra in area dalla destra e porge Battista che di prima favorisce l’entrata di Dugandzic. Il pallone carambola sul palo più lontano e si insacca per l’1 a 0 per il Matera.

Al 22’ annotiamo il raddoppio degli uomini di Auteri: De Falco riceve palla da Urso al limite, la sistema a proprio piacimento e con un destro al fulmicotone manda la sfera sulla traversa piena. Sulla ribattuta sarà Corado a metterla dentro a porta vuota con gli amaranto fermi ad aspettare chissà quale intervento divino.

Un minuto dopo la Reggina riapre la partita: Solerio ruba palla a Sernicola, la mette al centro e Sparacello di piatto la mette alle spalle di Tonti. Due a uno.

I benpensanti presuppongono di vedere il forcing della squadra amaranto con l’intento di pervenire al pareggio e invece niente di tutto ciò. Al 28’, infatti, Corado salta Solerio e, dalla sinistra, crossa sul secondo palo dove Battista insacca alle spalle di Licastro con i difensori che fanno da “belli addormentati”.

Non succederà più nulla se non le espulsioni di Maimone (67’) e Mezavilla (77’) e l’inutile rete di Silenzi al 91’ che appoggia in rete una difettosa respinta del portiere avversario per il definitivo 3 a 2 con cui si chiude la gara.

Finisce a Matera l’avventura in Coppa Italia per la squadra amaranto che ha evidentemente snobbato la competizione. Lasciateci aggiungere che non si è salvato nessuno dal grigiore generale. Soprattutto Di Livio è risultato lezioso, innamorato della palla e, a tratti, addirittura irritante. Disastrosa la difesa che si è fatta puntualmente impallinare dagli attaccanti avversari. Centrocampo non pervenuto né in fase di non possesso che in quella di costruzione con Mezavilla che non riesce a decollare. L’attacco senza Bianchimano è leggerino e senza peso specifico: il gol di Silenzi, infatti, è stato un regalo dei difensori materani. Adesso, però, si pensi tangibilmente al prossimo impegno di campionato: la Reggina non potrà permettersi ulteriori passi falsi ed il Bisceglie non è avversario da prendere con le molle.

 

Nel dopo partita, Mister Maurizi analizza la gara e parla dei prossimi impegni.

Abbiamo fatto un brutto primo tempo, sotto l’aspetto dell’intensità. Abbiamo giocato con una squadra molto giovane, molti dei quali alla prima prova del campo. Dispiace uscire dalla Coppa, ma guardiamo avanti. Abbiamo affrontato una squadra molto importante, ci sono tanti fattori che possono incidere, non solo le qualità tecniche“.

Per ciò che rigurada il campionato, Agenore Maurizi si è espresso in tal senso “Le prossime tre gare possono segnare il nostro cammino. Per tale motivo dobbiamo trarre il massimo profitto affrontandole con il solito spirito. Aspettiamo queste gare e poi tiriamo le somme.“.

Per quanto riguarda la prestazione di Di Livio, l’allenatore amaranto ha detto: ”Devo tenere conto di tante cose, ho messo Garufi perché volevo ritrovare compattezza, subivamo troppe transizioni“.