La Serie C, senza pace e senza identità, perde tre squadre
La novità non novità della Serie C 2017/18 è che sarà composta da 57 squadre. La decisione verrà presumibilmente ufficializzata domani in seguito al Consiglio Federale che non vedrà partecipare rappresentanti di Serie A e B e le leghe commissariate che non hanno espresso i loro rappresentanti. La Lega Pro e l’Assocalciatori, con in testa i loro presidenti Gravina e Tommasi, voteranno (com’è giusto che sia) per una riapertura dei ripescaggi, esattamente come avvenuto nelle passate stagioni.
I loro sette voti totali (4 rappresentanti dell’AIC e 3 della terza serie) saranno però minoritari rispetto alla componente che fa capo a Tavecchio. Il presidente della FIGC, infatti, potrà contare su un pacchetto di dieci voti: oltre al suo, vi sarà anche quello di Nicchi, rappresentante degli arbitri, ben 6 della componente dilettantistica capitanata dal presidente Sibilia e, infine, dai 2 voti degli allenatori. Proprio quest’ultimi, con a capo Renzo Ulivieri, saranno decisivi per ridurre il numero dei club. In caso di voto favorevole da parte della componente tecnica, infatti, sarebbe possibile riaprire i ripescaggi a quelle squadre impossibilitate a presentarsi nella prima tornata dei ripescaggi come le già ripescate Vibonese e Forlì, il Potenza (escluso in quanto non partecipante ai playoff di Serie D) e il Rieti (che ha presentato una domanda incompleta). Ma, visto che, con grande probabilità, i rappresentanti degli allenatori voteranno per il “no”, allora la Serie C perderà tre pezzi (e, curiosamente, anche tre mister di prima squadra più quelli delle giovanili) prima ancora dell’inizio del campionato. E con esse anche 900 mila euro complessivi di fondo perduto che le tre nuove ripescate avrebbero dovuto versare in caso di riapertura dei termini.
Ora, tralasciando il capitolo importante come quello dei mancati introiti, in questo caso Gravina ha dimostrato di essere Presidente di una Serie C senza una propria identità e (vieppiù) senza pace, e palesemente e costantemente ridotta a fare da cuscinetto o, addirittura, da limbo tra Serie B (sopra) e Serie D (sotto) e assolutamente alla mercé dei voleri sia dall’una che dall’altra o dei Tavecchio, Nicchi e Ulivieri di turno.